Bibliografia Vichiana I
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ROUSSEAU
5. Rousseau. Tra gli assertori di derivazioni del Rousseau dal Nostro fu l’ora mentovato Gennaro Rocco, del quale sono da vedere al riguardo due note alle pagine 204 e 251 del suo Elogio del Vico. Nella prima con rimando generico al Discours sur V origine et les fondements de V inégalité parrai les hommes (1754) e la riserva che dall’ ipotesi dell’ erramento ferino l’autore della Scienza nuova non trasse, « come il Rousseau, idee stravaganti ed empie », si osserva che lo scrittore ginevrino, « parlando de’ primi uomini del mondo, ce li descrive in una maniera quasi simile a quella ideata dal Vico ». E nella seconda, pure senza alcun rimando, si trascrive un passo del capitolo undecimo del terzo libro del Contrai social (1762) a sostegno dell’asserzione che « anche il Rousseau afferma, con profondo ragionamento, dovere gli Stati, dopo tempo, volgere per necessità, a ruina». Senonché lo studioso del Vico, che legga con qualche attenzione tanto il Discours quanto il Contrai social, s’avvede presto che, come le coincidenze, più apparenti che effettive, non esorbitano da quelle, affatto generiche, inevitabili in due scrittori condotti dall’argomento medesimo a incontrarsi sul medesimo terreno e ad attingere alle medesime fonti ; così il più delle volte il Vico e il Rousseau, nonché soltanto divergere, sono agli antipodi. Di che sarà bene esibire una volta per sempre, se non quella compiuta documentazione che richiederebbe ben altro spazio, per lo meno un’esemplificazione di qualche ampiezza. E, per cominciare dal Discours , del quale chi scrive ha presente l'edizione inserita nel primo volume delle CEuvres pubblicato a Parigi, presso PArmand-Aubrée, nel 1822 una certa somiglianza con la seconda Scienza nuova (cfr. Vico, Opp., IV, capov. 338) si osserva quando il Rousseau scrive (p. 152) che « ce n’est pas une légère entreprise de déméler ce qu’il y a d’originaire et d’artificiel dans la nature actuelle de rhomme et de bien connoitre un état qui n’existe plus », ossia il ■cosiddetto stato di natura ; e più ancora quando soggiunge (pp. 154-55; e cfr. Vico, Opp., IV, capov. 1178) che occorre lasciare da canto « tous les livres scientifiques qui ne nous apprennent qu’à voir les hommes tels qu’ils se sont faits » e meditare « sur les premières et plus simples opérations de l’àme humaine ». Ma, d’altra parte, proprio il Rousseau avverte (pp. 158-59) che « les philosophes qui ont examiné les fondements de la société ont tous senti la nécessité de remonter jusqu’à l’état de nature ; mais aucun d’eux n’y est arrivé », e, per contrario. « tous, pariant sans cesse de besoin, d’avidité, d’oppression, de désirs et d’orgueil, ont transporté à l’état de nature des idés qu’ils avoient prises dans la société ». E non c’è chi non vegga che difficilmente avrebbe parlato di « aucun » e di « tous » chi avesse saputo d’essere stato pre-