Bibliografia Vichiana I

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ROUSSEAU

nuire, peut-étre méme sans jamais en reconnoitre aucun individuellement, sujet à peu de passions et se suffisant à soi-méme ». Ma, quanto poi al terrore suscitato nei meno belluini tra quei bestioni dallo scoppio inaspettato del primo fulmine ; quanto al destarsi nei loro petti del sentimento etico-religioso ; quanto al loro fissarsi sulle terre montane e nelle caverne, ove quel terrore li aveva inchiodati (Vico, Opp ., IV, capovv, 377 sgg.) ; quanto, insomma, al dramma etico-religioso fatto rivivere con tanta vigoria nella Scienza nuova , e che si sarebbe conchiuso col sorgere dei tre fondamenti della vita civile religione, famiglia e proprietà privata, esso manca del tutto nel Discours , che si contenta d’osservare al riguardo (p. 192) che « le premier qui, ayant enclos un terrain, s’avisa de dire : Ceci est à moi, et trouva des gens assez simples pour le croire, fut le vrai fondateur de la société civile ». Infine, tutti sanno quante volte e con quale elevatezza di tono (cfr., per esempio, Opp., IV, capovv. 1007 sgg.) il passaggio dalla barbarie delle origini alla civiltà dei tempi colti, daU’erramento ferino al rassodarsi degli Stati e delle leggi che li reggono, venga magnificato dal Vico come l’opera più grandiosa e provvidenziale compiuta dal genere umano, che, senz’essa, sarebbe perito. Pel Rousseau, invece, quel passaggio non sarebbe stato se non l’effetto d’un « funeste hasard, qui, pour l’utilité commune, eùt dù ne jamais arriver » (p. 199). Naturale, dopo ciò, che quanto il Napoletano s’era affaticato a debellare la communis opinio secondo la quale Stati e leggi avrebbero avuto origine dalla violenza o dalla frode {Opp., IV, capovv. 522, 1196 e passim), altrettanto il Ginevrino, che aveva studiato non poco il Machiavelli, si sforzi di ridare vita a quella dottrina (pp. 205-208). Giacché proprio un tornare a quella dottrina è l’immaginare che rottosi, col sorgere della proprietà privata, la fantasticata « égalité » delle origini e succeduta alla parimente fantasticata tranquillità vegetativa dello stato di natura un disordine terribile, caratterizzato dalle usurpazioni dei ricchi, dal brigantaggio dei poveri e da perenni conflitti sanguinosi, i ricchi, a cui codesto stato di cose sarebbe riuscito maggiormente esiziale, avrebbero inventato « des raisons spécieuses » per indurre i poveri a unirsi con loro in un organismo politico retto da leggi obbligatorie per tutti ; i poveri, « hommes grossiers e « faciles à séduire », si sarebbero lasciati « entraìner » ; e, per tal modo, sarebbero sorti gli Stati e le leggi, « qui donnèrent de nouvelles entraves au foible et de nouvelles forces auriche, détruisèrent sans retour la liberté naturelle, fixèrent pour jamais la loi de la propriété et de l’inégalité, d’une adroite usurpation firent un droit irrévocable. et., pour le profit de quelques ambitieux, assujettirent désormais tout le genre humain au travail, à la servitude, à la misère ». A osservazioni analoghe dà luogo il raffronto tra la Scienza nuova e il Contrai social. E invero, se, mentre lo scriveva, il Rousseau avesse avuto notizia dell’ opera vichiana, avrebbe avuto ragione tanto minore di tacerne in quanto, ai debiti luoghi, egli non manca di rinviare, tra altri, a Grozio, allo Hobbes, al Warburton e, più volte e con parole di alto elogio, al Machiavelli (cfr. specialmente nell’ edizione inserita nel quinto volume della citata silloge delle CEuvres , p. 91). Senza dubbio, nel leggere il tanto famoso libriccino rousseauviano, ci s’imbatte qua e là in vaghe simiglianze con la Scienza nuova : per esempio, quando s’asserisce che « la plus ancienne de toutes les sociétés et la seule naturelle