Bibliografia Vichiana I

303

BOULANGEK

buliste. e segnatamente Uantiquité dévoilée par ses usages ou examen critique des principales opinions, cérémonies et institutions religieuses et politiques des différens peuples de la terre, pubblicata, a cura del barone d’Holbach, nel 1766, e di cui è da vedere, tra le ristampe, quella in tre volumi editi ad Amsterdam nel 1775 presso quell’editore di prohibés che fu Marco Michele Rey. Non si può, dunque, asserire certissimo che il Boulanger conoscesse direttamente la Scienza nuova e, pure senza citarla mai, se ne avvalesse. La cosa, tuttavia, è stata affermata con insistenza, e forse più in Francia che non in Italia. In una lettera parigina al Tanucci del 22 decembre 1766, cioè quasi coeva alla comparsa dell’ Antiquité, 1’ abate Ferdinando Galiani dava per sicuro che in quel libro «il francese» aveva « rubato da Giambattista Vico », non senza soggiungere: « Però ci sono molti che sanno ora qui il plagio, e mi domandano la Scienza nuova ». Due anni dopo, il Finetti, nel farsi a sostenere la tesi che «la maniera di filosofare di Vico sembra non poco comoda a chi voglia farne uso per impugnare o mettere in dubbio la Sacra Scrittura o la divina rivelazione », spiegava essere «facil cosa ai male intenzionati il passar dal profano », di cui s’era occupato esclusivamente il Nostro, «al sacro, quando vi possa per ambedue servire la stessa maniera di ragionare », e adduceva a sostegno appunto 1’ esempio del Boulanger. Giacché soggiungeva, chi rifletta a ciò che dal Vico e dal Boulanger si dice dell’erramento ferino, della scarsezza degli uomini dopo il diluvio, delle origini delle teocrazie, delle etimologie delle parole da elevarsi a documenti della storia degli usi, costumi, istituzioni, ecc., e della riduzione a caratteri poetici o eroici (cioè a miti), nel Vico, di Cecrope, Danao, Cadmo, ecc. e soprattutto d’Omero, e, nel Boulanger, di Sansone, Gedeone, lefte, ecc. e segnatamente di David in quanto salmista; chi rifletta a tutto ciò scorge tali e tante affinità tra la maniera di ragionare dell’italiano e quella del francese che «par difficile persuadersi» che il Boulanger « non abbia profittato della lettura del suo predecessore ». Di un vero e proprio plagio, e quindi inintelligente come tutti i plagi, discorreva il Napoli-Signorelli, il quale, premesso che gli stranieri, i quali ebbero contezza della Scienza nuova, pure essendosi « applicati per arricchirvisi », vi riuscirono, tut-