Bibliografia Vichiana I

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BOULANGER

tavia, male, soggiungeva : « Bulanger (sic), caduto nell’abisso dell’empietà, volendo, senza citarlo, approfittarsi, con falsi nomi, della storia eterna del Vico, parlò delle grandi catastrofi dell’universo e del carro di fuoco di Elia e di san Giovanni coninfermo inconcludente raziocinio e col linguaggio della miscredenza ». Il Cuoco aveva cominciato con raffermare (1804) che « i sistemi, qualunque essi siano, di Boulanger e di Dupuis sulle religioni non sono che due corollari del sistema di Vico, divenuti falsi in mano » loro, « perché quella che Vico dimostrava esser una delle vicende delle religioni, essi han detto esser una delle cause». E, nel tornare sull’argomento (1806 circa), trovò che, a differenza del Vico, il Boulanger, « a cui nessuno vorrà negare il nome di uomo di molto acume e di un’ immensa erudizione », ebbe, da un lato, il torto di restringersi, nelle sue ricerche, «al solo corso delle idee religiose > e di portare in siffatte indagini « più spirito di sistema che esame, e più erudizione che buon senso » ; e, d’altro canto, col suo elevare quasi a mania etimologica la giusta teoria vichiana che «lo studio della lingua » d’ un popolo « sarà la storia più esatta delle sue idee e dei suoi costumi ». finì col riuscire « meno utile di quello che potea esserlo per il suo talento e la sua erudizione ». Il Buchez trova tanto più probabile che il Boulanger s’avvalesse della Scienza nuova, in quanto questa era conosciuta in Francia sin dai 1726 attraverso l’annunzio dei Mémoires de Trévoux mentovati sopra (pp. 198-99). E l’elenco potrebbe continuare. Ma, anziché continuarlo, giova osservare tre cose. L’una è che, a differenza, per esempio, del La Mettrie (v. sopra pp. 294-95), eh’ era un medico, il Boulanger era un erudito di professione e, ch’è più, eccellentemente informato della letteratura, anche recondita e anche italiana, degli argomenti da lui trattati. Per citare un esempio solo, egli pone sovente a profitto l’ lstoria universale di monsignor Francesco Bianchini. Nulla di strano, dunque, che conoscesse anche la Scienza nuova. La seconda cosa è che tutto induce a supporre che effettivamente la conoscesse e ne adattasse con molta abilità alcuni dei principi fondamentali ai fini, antitetici a quelli del Vico, ch’egli perseguiva (il che, naturalmente, fa cadere la sciocca