Bibliografia Vichiana II

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MOMMSEN

getto un materiale enorme che il più affinato metodo filologico era andato accumulando e vagliando negli ultimi cento anni, e dopo che la via da seguire era stata non solo additata ma molto spianata da legioni di storici e di storici del diritto. Appunto perciò nel filosofo napoletano e nello storico tedesco abbondano anche difformità e divergenze. Nel Vico, per esempio, manca del tutto quella parzialità eccessiva mostrata dal Mommsen pel popolo greco in confronto con quello romano ; e manca, ch’è più, il borioso preconcetto nazionalistico a cui quella s’ispirava : il preconcetto che doti naturali e di razza destinano, nei tempi moderni, il popolo tedesco a quell’ egemonia culturale alla quale, nei tempi antichi, gli abitanti dell’Ellade. Secondo il Mommsen, i poteri del rex erano teoricamente illimitati, e a contenerli valevano soltanto la tradizione e l’opportunità politica.: il Vico invece, e con maggiore rispondenza a studi più recenti, aveva parlato d’ un semplice princeps inter pares. Come poi il Niebuhr, il Vico aveva visto nelle curie aggregati strettamente patrizi; soltanto patrizi, non già, come poi, patrizi e plebei sarebbero rientrati nel significato originario della parola « populus »; e, conseguentemente, soltanto ai patrizi si sarebbe appellato, nei tempi antichi, mediante l’istituto della provocatio ad populum : cose tutte di cui il Mommsen si fa esplicito negatore. L’originario carattere servile delia plebe era stato protratto dal Vico sino al tempo in cui la cronologia tradizionale pone il censo di Servio Tullio, e non prima della rogazione canuleia i plebei, secondo lui, avrebbero avuto matrimoni solenni, successioni legittime, testamenti e via enumerando : laddove il Mommsen, al pari di altri studiosi tedeschi, retrodata, e giustamente, a tempi molto più remoli così la fine dell’originaria condizione servile della plebe come la conquista di quei fondamentali diritti civili. Pel Vico, l’anzidetta rogazione canuleia tendeva a fare ottenere ai plebei matrimoni non cum patribus , bensì more patrum , ossia solenni : in conformità alla tradizione, il Mommsen ritiene che si mirasse invece a fare considerare legittimi i figli nati da nozze promiscue (tra patrizi e plebei). 11 Vico aveva opinato, sì, al pari del Mommsen, che soltanto la monarchia militare potesse ormai salvare il troppo corrotto orbis romanus del primo secolo avanti Cristo ; ma, lungi dal manifestare per Cesare quell’ ammirazione sconfinata che valse alla Romische Geschichte l’accusa ingiusta di cesarismo, non solo discorre del divo Giulio come d’un « appariscente con grandi immagini di virtù che s’accompagnano con grandi vizi, eh’ appo il volgo fanno strepito di vera gloria » ( Opp ., IV, capov. 243), ma, in certi appunti di scuola venuti alla luce in questi ultimi tempi, non manca di rimproverargli d’essere stato causa della morte di due milioni di uomini. Analogamente, Catone uticese è presentato dal Mommsen quasi caricaturalmente come un don Quijote dell’ideale repubblicano : laddove il Vico s’era contentato d’osservare, con verità molto maggiore {Opp., IV, capov. 677), che « per tutto il tempo della romana libertà popolare fa romor d’eroe il solo Catone uticese, e lasciò tal remore per uno spirito di repubblica aristocratica : che, caduto Pompeo e rimasto esso capoparte della nobiltà, per non poter sofferire di vederla umiliata a Cesare, si ammazzò ». Che anzi, se vissuto un secolo e mezzo dopo, anche il Vico, come tanti contemporanei del Mommsen, sarebbe forse scattato, da buon umanista, contro il giudizio reprobativo che l’anzidetta Geschichte reca di Cicerone : sebbene, d’altro canto, quel giudizio fosse stato precorso