I Tonini storici di Rimini

umanistiche, a quei modo che in giovinezza non aveva ignorato le eleganze della vita e il piacere delle arti leggiadre : e lo dimostrano i saggi eh’ ei venne pubblicando, tra il molto di più che non pubblicò, poetici e letterari, e la compiacenza del tradurre. Lo mostrerebbe di vantaggio l’opera in gran parte scritta e non edita., in cui fu suo animo dì abbracciare largamente la storia nella forma e sotto il tìtolo di Vile di insigni italiani . Il genere delle quali doveva essere in qualche maniera tra Cornelio e Plutarco, o piuttosto arieggiare a quelle che noti scrittori inglesi avevano composte di Cicerone e Leone X. Basta per altro il fatto che quegli insigni italiani andavano da Romolo a Napoleone , e che la prima e unica edita di quelle vite fu di Pitagora cui 1’ autore si argomentava rivendicare da Samo ali’Etruria, basta ciò, dico, a far sentire che non per filo di rigidità critica doveva precedere quell’ampio libro. Di cui tuttavia, nessun dubbio, molte pagine sarebbero state, come di buona dottrina e d’incorrotta moralità, così gradevoli e profittevoli a gente colta. Della coltura riminese il Tonini fu ancor benemerito in quanto si compiacque, dove non erano che buoni commentari parziali, scriverne a lungo la storia. Anche qui furon molti a pensare, e taluno l’accennò sommessamente, come voleva la venerazione inspirata da quel virtuoso saggio, che egli aveva recato all’opera, oltre all’intelligenza e alla diligenza consueta, tutta l’indulgenza dell’animo suo, e troppe cose mentovate e registrati troppi nomi,

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