L'artiglieria all'assedio di Padova nel 1509

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passi (metri 1016) era «troppo lunga alli tiri d’artiglieria» e comandava di costruire frammezzo una piattaforma « ovvero mezo balloardo o un integro». Difatti sorse accanto alla porta Santa Croce il baluardo che anche ora sta saldo (*). Ma un altro fatto giova a determinare in modo più preciso la portata delle artiglierie a quei tempi. Quando il r e 2 ottobre 1513 Raimondo di Cardona, viceré di Napoli, sparò i cannoni contro Venezia per disprecio , le palle vennero sino a San Secondo in mare ( 2 ). Marino Sanuto, che vide luccicar le armi dei nemici e ardere le case di Mestre, scrive: « andoe le balote in aqua poco lontan di le nostre barche e di San Secondo » (Q I pezzi sparavano dall’ estremo lembo della terraferma ossia da San Giuliano, a distanza di metri 2305, e la facevan corta perché ad arrivare alle prime case di Venezia correvano altri 960 metri; ma la notizia é assai importante per giudicare della potenza dei cannoni che il viceré si trainava dietro. Si arrivava dunque a lanciar palle coi tiri curvi (alla maggior elevazione) fino a due chilometri e mezzo; ma coi tiri retti (di punto in bianco) non raggi unge vasi nemmeno la metà di questa distanza.

III. I Bombardieri.

Dei cannonieri tedeschi - passando dalle armi a coloro che le maneggiavano - a principio del secolo XVI si danno questi ragguagli. A comando ricevuto, il capitano d’ogni distretto faceva battere il tamburo c con premi tosto pagati in moneta sonante allettava i contadini ad ingaggiarsi. Passati in rassegna, i lanzichenecchi andavano alla guerra. Ma per i bombardieri procedevasi altrimenti. Se non si presentavano spontaneamente venivasi a patti con quelli che si credevano capaci. Sotto Massimiliano erano prescelti ed arruolati coloro che esercitavano l’arte di gettar metalli, ed i più abili erano nominati a vita con annua paga. In tempo di pace avevano incarico di fondere artiglierie ed esercitarsi nel tiro ; giuravano prima di non insegnar Parte a nessuno senza permesso dell’imperatore c di tacere fino alla morte. Lo stipendio assegnato era di 100 ducati all’anno pagati trimestralmente; e ad ogni pezzo gettato si corrispondeva inoltre un compenso speciale. Sul piede di guerra ricevevano

(1) Giacomo Rusconi, he mura di Padova, Padova, 1905. doc. 2 e 6. (2) G. de Leva. Storia docztmeuiata dì Carlo Quinto, Venezia, 1863. voi. 1. pag, 171. Il Ile Leva desunse la notizia dalla cronaca di fra Giuliano Ughi che si trovava a Venezia. (3) Sanuto. XVI, 113.