L'artiglieria all'assedio di Padova nel 1509

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i 6 fiorini ogni settimana, avevano un cavallo e un attendente. Per la maggior cultura, l’alta paga, l’esistenza assicurata formavano adunque un piccolo ma valente corpo ( ! ). Ai migliori era concesso di segnare sul bronzo il proprio nome. I Bombardieri Veneti « zoè quell Fano artilarie in arsenal » come contendevano sui campi di battaglia, così gareggiavano nelle fusioni con gli stranieri. Qua sotto seguono, racimolate dai Diadi di Marino Sanuto, alcune notizie intorno alle vicende ed all'aspra vita di cotesti vecchi artiglieri della Repubblica. Sperandio Savelli, mantovano, il 25 ottobre 1498, facendo al Lido i tiri di prova d'un cannone da lui fuso, vi pose sopra a cavalcioni un fanciullo per dimostrare che non rinculava. Nel luglio dell'anno seguente venne ad un esperimento di confronto con Paolo da Canal altro fonditore. Dei cannoni di questo uno si ruppe ; i suoi resistettero. Ebbe, dopo di ciò, commissione di fondere alcune artiglierie leggiere da campagna, cioè sacri, che gettavano palle del peso di 3-4 chilogrammi « che è boni per campo». Nacque poscia un grave dissidio. La Repubblica traeva il rame, occorrente in gran copia al consumo dell’arsenale, sia dal mercato di Alessandria d’ Egitto, sia dai banchieri tedeschi residenti a Venezia. Mandò in Alessandria per mezzo d’ un corsaro un grosso carico di rame cavato dalle miniere di Katamuni ncH’Anatolia perfino «il Signor Turco che più non ha fatto tal cosa e ora è diventato mercante». D’altra parte Frigger, banchiere di Augusta, barattò con diamanti «mi era 500 di rami in verga che vai zercha ducati 20 milia». Ora lagnavasi Sperandio che il rame tedesco dato a lui non fosse ben purgato e tacesse bronzo di cattiva lega. Il Principe intervenne e chiamò a se i fonditori. Grimani, patrono all’arsenale, avverso a Sperandio, lo contradisse. Il valente artefice non riesci a vincere gli odi e le invidie che aveva suscitato, e fu cassato. «Adi 31 agosto 1504 fu posto cassar Sperandio gita bombarde, per impotentia et esser debitor di 8 miera di rame. Et fo injusta parte, Fave assai balote di no, pur fu presa » ( 3 ). Paolo da Canal tre mesi prima aveva lasciato la vita in un orribile infortunio. Alla metà di maggio del 1504 provava al Lido le sue nuove artiglierie: era carica l’ultima e stava per sparare, quand’egli volle guardar dentro dalla bocca: il colpo parti e gli sfracellò il capo «si che fo un gran caso e notabile » (').

(x) D. Schonhkrr, op. cit., pag. 27, (21 Sanuto, 11, 473. (3! Sanuto, 11. 62-268-964-1031 ; VI. 54. Un intero = chilogr. 301-200. (4) Sanuto, VI. 23.