L'artiglieria all'assedio di Padova nel 1509

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da 2000 cavalli e 4000 fanti; il 2 settembre 12 pezzi piccoli oltrepassarono Lste e la sera stessa raggiunsero il campo ; poi nella notte dal 3 al 4 vi giunsero altri 40 pezzi « dei quali uno grosso come canon, li altri tutti talconetti » ('). Massimiliano aveva in quei giorni scaglionate le sue milizie dal Bassanello a Mezzavia verso Battaglia, allo scopo di proteggere i guastatori che facevano le spianate e respingere gli assalti non improbabili alla colonna in marcia: dall’alto delle torpi di Padova vedevasi gran polvere il di e fuochi la notte. Nello stesso tempo per tener in rispetto gli assediati, cannoneggiava la porta Santa Croce, lanciando palle di ferro del peso di 30 libbre. Avvenne allora uno di quei non rari e temuti accidenti : eil 5 settembre un nostro bombardici*, qual trazeva a Santa Croce a li nemici, ruppe certe artilarie». Dubitando d’intelligenza fu dal Guitti imprigionato e si disse sarebbe impiccato; ma non fu. Gli schioppettieri tedeschi appostati dietro le mura di certe case bruciate fuori della porta, facevan fuoco sui Veneti mentre uscivano alla scaramuccia. Ma « V ili." 10 capi tallio fece metere subito a segno duo falcolieti et uno canon, et cuna quelli al primo colpo botò a terra dieta muraglia, la qual trapelò molti fanti et le soffocarono ; quelli restorono fugivano come lepori de man del caia » ( ). «Le aitilerie piantate accosto la terra furono levate e condotte per boia spazio lontan Il 9 settembre « el campo nel quale eran molti infermi se levò e andò lozare dredo Santa Giustina, c li stete una notte. Quelli della terra tirava con l’artelaria». La mattina seguente l'imperatore andò alla volta di Bovolenta : ma prima volle mandar dentro Padova, legata ad un verrettone, una lettera nella quale diceva ; « abbiamo risoluto acamparsi a le mura di questa città nostra de Padoa, et quella con el potentissimo nostro esercito c con innumerosa arredarla asalire, le mura e ripari e munizione vostre minare e destruere e voi rutti e beni e robe vostre, a V exercito nostro dare in preda Ma prima di minar si preclara città, per il bene comune e salute delle donne e tìgli, li invita a rendersi alla sua clemenza e benignità, perchè posta la obsidione a la cita e comentito a tirare le artelarie, non potrebbe ritenere l’impeto e il furore del suo esercito diverso di lengue e natione » ( 3 ). Alloggiò la sera del io a Gorgo, avendo poco prima i Veneti arso il castello di Bovolenta. Delle bocche da fuoco ne condusse con se 9, lasciando il rimanente a Monselice. Cadde dal ponte sulla Brenta vecchia (canale delle Roncajette) un’artiglieria grossa nell’acqua: c<c queli Alemanni la cavò fuori con una facilissima fatica e con ingegna

(1) P. Zanetti, op. cit., pag. 14S, (e! P. Zanetti, op- cit., pag. 14.6. (3) Sanuto, IX. 800.