L'artiglieria all'assedio di Padova nel 1509

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e Padova non fosse delle peggiori : e difatti in ogni tempo i Padovani posero gran cura nell 5 inghiaiarla e racconciarla, e gli storici ricordano lavori fatti fin dagli anni 1275 e 1307. Il Buzzacarini, presente all'arrivo era fuoruscito al campo imperiale scrive: « Azonta dita artelaria, sic fioche, cadauna avia sedese para de cavalgi che la tirava ; nella bocha delle dite glie entrava el gotnedo infina in cavo i diti delle man». Ad altre erano aggiogate 16 paia di buoi (’). Con la sua pittoresca espressione il Buzzacarini ci fa conoscere il calibro di questi morta], da ragguagliarsi a 460 min, e capaci di scagliar pietre del peso di 128 chilogr. Queste erano adunque le mostruose bombarde alle quali, passate in quei tempi in proverbio, accenna l’Ariosto quando rivolgendosi al Cardinale d’Este gli dice: Signor, avete a creder che bombarda mai non vedeste a Padova sì grossa che tanto muro possa far cadere... ('-). Il giorno stesso, ossia il sabato 15 settembre, era giunto tutto l’esercito imperiale Stendendo gli accampamenti dal Portello fino a Codalunga, Cominciò subito a salutare la città con archibugi, falconetti, passavolanti c cannoni, e tatto som via le mura ossia con tiri curvi. Massimiliano pernottò a Novcnta nella casa Marcello; il La Palasse'*la sera stessa del 15 corse animosamente fino alla porta di Codalunga e alloggiò nella casa del vescovo di Ceueda Nicolò Trevisan, la qual casa, insieme con un’altra di proprietà del Segretario di Andrea Gratti, era stata risparmiata nel fare il guasto. 1 nemici convertirono queste due case in fortilizi, e vi posero 5 cannoni, archibugi e falconetti. Ma la sera dopo una palla « dete sora il cao dii Re di Romani che cenava in questa casa, nude il Re subito si levò esi ritirò verso il ponte di Vigodarzere » ( :i ). Pose poi i suoi alloggiamenti in un convento presso l’Arce Ila.

(1) A. Gloria, Dì Patìova etc.. a pag. 38 riferisce questo piccolo brano importantissimo tolto àpi! Historia manoscritta dì F. G. Buzzacarini. Le ló paja di buoj delle quali costui discorre, non rappresentano il numero massimo di animali impiegati nella trazione : in altre circostanze si era visto un numero più che doppio ossia 35 coppie di buoj, aggiogati a tirare mortai, sanguinanti sotto le trafitture del pungolo. Il 2 maggio 150 S le galee venete scaricarono sulla banchina di Trieste quattro pezzi i più grossi con gran fatica, e l’operazione durò tutto il giorno. TI provveditore « avviò due pezzi sopra i suoi letti e rode saio para jj bovi per uno, e furon trascinati per ginestre vie che però s:m le mior, tiravano libbre ino », Il giorno dopo mandò le munizioni, pane, farina e scarpe per gli uomini. Il 4 Bartolomeo d'Alviauo, di sua mano, tirò più colpì. (2) Orlando Furiosa, canto XVI, ott. a 3. 11 Guicciardini le dice «tante di numero ed alcune di smisurata e quasi stupenda grandezza ». Nella lettera scritta il 19 ottobre 1309 dalla Signoria per riprendere i commerci con le città libere di Augusta. Norimberga eco., è detto « vario moltiplicique tormentorum genere quibus moenia maximo curo impetu quassantur a . (3) Sancto, IX, 169.