L'artiglieria all'assedio di Padova nel 1509

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tavenint suas artellarias et venerunt tantum prope muros civitatis quod quasi ab intrinsecis non poterant offendi; ac fecerunt multas foveas subterraneas et in girum ne possent offendi ab artellariis Venetorum ; et dicta nocte, die sequenti ac nocte subsequenti nihil aliud fecerunt quam projeere bombardas in muros civitatis et in civitatem; adeo quod cx rumore artelliariarnm extrinsecomm et intrinsecorum tota civitas Padue tremabat; et singulo die circha civitatem scharamuzabant et projeebant artellarias et mortarios in civitatem ct in muros». Risulta adunque che il cannoneggiamento cominciato nella notte continuò senza posa per tutta la domenica e la notte sopra il lunedi da una parte e dall’altra, per 34 ore all’incirca. Dal lunedi 17 in poi, senza cessare il bombardamento, si combatteva pure all’arma bianca in scarnmuccie, « I cavallizieri oni di fasia dar allarme al campo se fasla scaramuzze assai e se ammazzava da una parte e dall’altra». Spesso gli assediati prendevano il sopravvento; il 19 settembre 22 carri di pane e 3 carri di palle di ferro e polvere da bombarde che venivano da Ferrara per rifornimento del campo cesareo, caddero in mano degli stratioti usciti a scorazzare nella campagna ; cosi che l’imperatore, il 25, si vide costretto di mandare i Francesi a Monselice per proteggere i cannoni e le munizioni che Ferrara gli mandava ('), e le vettovaglie delle quali vi era anche più stringente bisogno: a a Ruigo e nel Polesine ogni di si fa moza 15 di pane per il campo che c atorno Padoa, omnia' pendent de Padua ». Le batterie imperiali miravano sopratutto ad abbattere le mura con tiri di lancio a fine di aprire la breccia; e coperte dalle trincee e dai parapetti si erano spinte tanto sotto, che gli altri dagli spalti non potevano controbbatterle (~), Ma tiravano pure di volata dentro la città per gettarvi lo spavento e il danno. Il Bruto, testimonio oculare, adopera, come s’è visto, a tal riguardo un’espressione che non lascia dubbio: « scagliavano proj etti, egli dice, dentro la città e contro le mura». Coi tiri curvi fu specialmente preso di mira il monastero di San Giovanni di Verdara. Contro la chiesa e la torre campanaria, edilizi! cospicui prossimi alle mura e sorgenti al disopra di esse, si puntavano i cannoni, non ignorando gli imperiali che qui risiedeva il quartior generale degli assediati. Nicolò Orsini vi alloggiò fino al 19 settembre; poi - per qual ragione non si sa lasciò il posto

(t) Omnes ad tormenta exercenda res Ferraria subministratas . P. Heiìéo, op. cit., pag. 338. Sa nuto, IX, 252. (a) Distavano dalle mura, come è presumibile, meno di 200 metri. Ancora nel 1640 da vasi questo precetto ; nSi accostano le più grosse batterie fino a 100 passi (geometrici) e più vicino ancora alle mura se si pretende battere per lasciar al cannone tutta la sua forza». Cosi II Bombardiere del Baron di Sctaban generale della artiglieria della Serenissima repubblica di Venezia; In Padova, per Gaspare Ganassa, 3640. p. sS. Un passo geometrico ~ m. x. 786.