La legazione del cardinale Antonio Berberini nella Guerra del Monferrato
30
Nò soltanto dei protestanti si valse egli per contrastare i disegni della Casa d’Absburgo, ma si valse anche dei Francesi; se non che con tutti i suoi maneggi, invece di guidare la Francia, Urbano Vili divenne strumento passivo nelle mani del Richelieu, il quale pel vantaggio suo e di Luigi XIII seppe destramente servirsi delle discordie tra ii papa. Ferdinando TI e Filippo IV. Nella seconda metà dell’anno 1030 entriamo in una fase nuova, in cui l’attività del Cardinal legato e di Urbano Vili decresce sempre. L’azione esercitata dalla Corte di Roma e dal cardinale Antonio era stata notevolissima, ma poi coU’aumentare dello difficoltà, degl'imbarazzi e degli ostacoli, il Barberini si lasciò sostituire inconsapevolmente nella fiducia dei principi dal Mazzarino, intelligente, abile, destro, dissimulatore ed astuto. Senza dubbio le difficoltà, che s’opponevano al legato erano numerosissime: aveva da combattere la diffidenza. i sospetti, le gelosie della Spagna e di Ferdinando II : da vincere i fermi propositi e le ferree risoluzioni del Cardinal di Richelieu; da sventare gl' in frigi ii e le doppiezze di Carlo Fmauuele, della Repubblica di Venezia e del Nevers; da conciliare opposti interessi; da pacificare discordie e rivalità. Il Cardinal legato non aveva le qualità necessarie per affrontare queste difficoltà, l’abilità e l'energia indispensabili a dirigere il movimento politico e diplomatico, a giovarsi della, forza delle cose per raggiungere un fine d’interesse corri uno; debole, fu trascinato dalla foga degli avvenimenti ad operare quello che forse non avrebbe voluto : sua grande colpa fu, per esempio, concedere al Mazzarino troppa libertà d’azione. TI Mazzarino non seppe, o [ter meglio dire, non volle usarla a profitto della Chiesa, che pretendeva di servire. Già fin d’ora egli appare come strumento, venduto al Richelieu. del quale con fortuna quasi incredìbile erediterà poi la potenza, e la missione di compiere e svolgere la politica la lui iniziata. Le tristi condizioni di Mantova, rendendo necessaria qualche risoluzione. il Mazzarino si recava dal duca di Savoia, che lo pregava di offrire al Richelieu la cessione di Trino per terre vicine (1) e gli raccomandava che i Francesi nelle con quiste non pretendessero che « i beni ecclesiastici di Idemente passassero sotto i concordati di Francia» i 2). li Coll alto e lo Spinola pretendevano invece che accomodate le parti e concesse le investiture, si ritornasse allo stato pristino in Italia (3). Il Mazzarino ricevute (preste istruzioni si abboccò col Richelieu a Chambery e combinò con Ini e con monsignor di Bagno mn trattato, secondo il qualo i Francesi sarebbero usciti d’ltalia, dopo che i Tedeschi e gli Spaglinoli avessero sgombrati rispettivamente il Mantovano e il Monferrato. Si aggiungeva che il Collegio dei cardinali ed ima lega dei principi italiani garantirebbero il doppio sgombro; il duca di Savoia riterrebbe Trino ed altre terre del Monferrato fino all’entrata. di 15 mila scudi, ma si obbligherebbe a concedere il passo
(D 22 Giugno 1630. F. Barberini al Card, di Bagno (Arch. seg. del Vat., Cifre di Francia . Cod. LXXXVII, N. 73, Doe. XXXIX). 021 22 Giugno 1630. F. Barberini al Cad. di Bagno (ivi). (31 22 Giugno 1630. F. Barberini al Palletta (Arch. seg, del Vat.. Cifre di Germania, X. 120, Foglio 140, Doc. XXXVII).