Lettere giuliane per la storia dell'italianità nostra

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blicniiA distingue ‘Transpadani Histriam Liburniam’, ma non basta a provare senz’ altro che l’ Istria tutta (anela 1 al Nord del Formione), fosse distinta dal Vltalia transpadana (v. .Inllian, ‘Le limites d’ltalie' nei M é 1 a nges Granx 1884, p. 122; Mommseu, ‘Die ital. Regioneu’ nei Beiti-, z. a lini Ge s c li., Festschrift Kìepert, 1898, pg-, 101, ; cfr. Jullian, ‘Le trans* forni.’ cit., p. 83 e Beuussi, Arclieogr, tri est. X, 271 sg. Ad ogni modo dall'epoca auguste» in poi il confine orientale d’ Italia non fu più il Formione (Risano) ma l’Arsa. -*) \ r . specialmente le ricerche di Carlo De Franceschi e del Bennssi, Atti e Meni. isti-. IX (1893). Ora s’ aggiungono i ‘Cenni stor. sull’etnografia dell'lstria’ del Doti. B. Schiavimi, Atti e Meni. istr. XVII (1900 1 sgg. Per i Cicci (e Rumeni) il nuovo lavoro del Vassilich. Arche. o g r. trie s t. 1903. Si vedano intanto i saggi veneti, istriani e ladini, da varie città giuliane, nella Raccolta di Oiov. Rapanti Iparlariital. iuC e rt a 1 d o, Livorno, 187’> (P. II «Parlari ital. di popoi. non facenti parte del Regno» pg. fili sgg.). :t0 ) Per le proporzioni numeriche fra gl’ltaliani e le altre popolazioni della Venezia Giulia e delle terre aggregate v. Io studio (basato sugli ultimi censimentii di Frane. Salata in Nuova Antol. 1903. :Ì1 ) E nemmeno veneto-ladini e meno che meno Madino-veneti’! Questo, della ladinità dell’istriano (Rovigno-Dignano) è una strana leggenda, originata dalla mera circostanza che il primo (e unico studio sull’istriano fu pubblicato dall’Ascoli (v. n, 2”>i ne’ suoi -Saggi ladini’. L’istriano è un dialetto italianissimo ed ha solo, in comune col veneto e probabilmente derivato dal veneto, qualche elemento ladino, importato, come la conservazione di -s nella forma di 2 M persona, interi-, (as-tu . Si veda intanto l’A nzei g e r dell’Accad. di Menna. CI. fi 1.-stor. 1899, XXV IfiO sgg. e Romania 1900, dov’è, in appendice, la rettifica dell’Ascoli che sfata quella leggenda: l’Ascoli non disse mai nè ladino nè ladineggianto, nè l’istriano nè il veglioto. Nè mai gl’ incorporò senz’ altro nei dialetti veneti, anzi mai usò i due nomi, uniti, reveto istr iota che si danno qui addietro a pag. IL *-) Per citar subito qui l'esempio più recente ecco un’ Al ti tal. Chrestom. Strasburgo, Trubner, 1908), dove si dice ‘das tridentinische und julisehe Vcnetien’ (p. 178), ‘im Trentino und in Tiro!’ (p. 194), e nessuno credette di dover protestare. “) P. e. Costantino Nigra, della cui correttezza, nelle sue funzioni d'ambasciatore del Re a Vienna, non avete il diritto di lagnarvi, adopera sempre, ne' suoi studi letterari, l’espressione Trentino , Venezia Giulia , colonie novene del Veneto Rumeni di Val d’Arsa): v. p. e. nell’ultimo \ 01. delia Z e i t s c li r. d. Griiber (1903). Quest’ è 1’ esempio migliore, perchè non importerebbe gran fatto al giornale a.-i. se gli dicessi di aver letto (in pubblicazioni e in lettere private) e inteso (alle lezioni) quei nomi 'settari’ dall’ Ascoli, De Bartholouiaeis, Biadcne, Goidanici, Guarnerio, De Loliis, Monaci, Mussafia, D’Ovidio, Olivieri, Parodi, Salvioni, Vidossìci, Zanardelli e da altri glottologi d’ltalia, e da studiosi della storia letteraria, da geografi ecc. ecc. :ii ) Prendiamo ad esempio il geografo Reclus v. n. 19) e Io storico Jirecek. II primo dice de bassin de l'lsonzo, la péninsule de Flstrie’