Venezia e la Lega di Cambrai

che si rendevano colpevoli.; poiché pensava ai suoi quattro figli già adulti, a cui voleva lasciare dopo la sua morte il favore del patriziato, che potesse spianar loro la via degli onori. Il maggiore di essi Lorenzo, sagace ed astuto, era riuscito coli 1 ipocrisia ad accaparrarsi T animo dei nobili. Tutti quelli che avevano bisogno dell’ aiuto e delle grazie del principe ricorrevano a lui, ed egli abilmente, colle sue parole persuasive, riusciva anche a far cangiar di parere il padre. Dai riguardi del doge e dall’ inframmettenza del figlio derivava una disparità di trattamento nell’amministrazione della giustizia fra i nobili e il popolo. Anzi a questo proposito il diarista accenna ad una antica consuetudine della Repubblica, per la quale si eleggevano dogi, che non avessero figli (i). Ma, lasciando da parte i difetti di persone, che potevan avere conseguenze anche gravi ma passeggere, e rivolgendosi ad un difetto di sistema, è infine da osservare che una costituzione di repubblica medievale, com' era quella di Venezia, sebbene avesse guarentito a parecchie città suddite una certa autonomia e la pace interna, mal si sarebbe adattata all’ organismo d’uno grande stato nel senso moderno della parola, com’ erano allora la Francia c la Spagna. D’altra parte Venezia, seguendo il nuovo indirizzo della politica di terraferma, che aveva, come s’è tante lusinghe per molti, pure essendo poco in accordo colle sue specialissime attitudini per I’ impero dei mari, non trascurò dì difendere il suo dominio coloniale insidiato dai Turchi, e cercò dt mantenere con ogni studio la supremazia mondiale nel commercio, che le venne contesa e quindi tolta da altri popoli. Fssa combattè animosamente contro i Turchi, tanto da essere consi-

(1) Pkiujj, ms. cit ,, tomo IV. c. 20 r.

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