Venezia e la Lega di Cambrai

quiste propriamente dette prevalsero sulle marittime le forze terrestri, e la disciplina degli eserciti sulla perizia del mare. Il Parma affermando a ragione 1’ influenza delia postura geografica sulla storia d' un popolo, influenza sempre meglio dimostrataci dalla scienza moderna dichiara: « . . . come i Romani., seguendo eser» cizi conformi al sito della loro città, ebbero 1 loro « geni più inclinati ad esercitarsi in guerra nella mili» zia terrestre, e in pace nel coltivare i campi ; così i » Veneziani, invitati a cose diverse dalla diversità del » luogo, s’ impiegarono in altri studi per difendere la » libertà e accrescere le ricchezze, usando in quella cosa » la milizia del mare, e in questa i traffichi c te mer» canzie ». Per tutto ciò, quando si presentò per Venezia la necessità degli acquisti in terraferma, sebbene il suo governo ormai al sicuro, meglio di quello di Roma, dalle sedizioni civili e dai mutamenti repentini, fosse pronto all’ azione e costante in essa, nè i nobili nè il popolo avevano la preparazione necessaria alla guerra di conquista. Non si poteva da un momento all’ altro creare un poderoso e disciplinato esercito paesano guidato da capi veneziani, che avessero di mira soltanto I’ interesse supremo della patria. La Repubblica, come facevano i signori italiani del trecento e quattrocento, dovette valersi dì milizie mercenarie, condotte da capitani forestieri della scuola di Braccio e di Sforza, eh’ erano valorosi bensì, ma che non potevano essere patriotti, e perciò subì i danni, che tutti sanno, derivanti dall’ impiego di siffatti eserciti, c non potè in occasioni fortunate trarre tutto il profitto possibile dalla vittoria (j). Dopoché si era sempre più esteso e consolidato il do-

(t) Paolo Paruta, Opere politiche , Firenze, Le Monnier, 1852, libro li, discorso I, passim.

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