L'artiglieria all'assedio di Padova nel 1509

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Ha un grosso difetto; non sta fermo nelle decisioni prese; disfa la sera quello che ha stabilito il mattino; vuole e disvuole; non ha buon discernimento. «Fa diliberation, poi li revocha— non è stabele, dice si e no ». Suo studio prediletto era 1’ artiglieria; ed in questa introdusse, per testimonianza dei suoi biografi, parecchi perfezionamenti (’). Affine di facilitarne il getto e renderne più agevole il trasporto, introdusse la fusione in più pezzi che venivano poi congiunti avvitandoli insieme. Ma di questa invenzione, che diede cattivi risultati, non è fatto cenno, nella campagna del 1509: invece gli si dà lode di altra innovazione ben più importante: la unità del calibro, che egli ammaestrato dall 1 esperienza introdusse poi Il 30 settembre 1503 in Innsbruck dove aveva le fonderie sparò, per festeggiare un ospite, 12 pezzi tutti ad un tempo con gran fragore. «Si tien il Re habi la più bela artelaria di Signor dii mondo, che trage bnlote qual fa come un mangano dove c trate». 11 3 febbraio 1508, ritornando a Trento, vide alla porta della città due bombarde che facevano esercitazioni di tiro. Sceso di sella corresse il puntamento della piu grossa drizzando hi mira al bersaglio « a zo trazese più justo » ; poi, scagliata la pietra, rimontò a cavallo e fece F ingresso privatamente con poco seguito. Tre giorni dopo era sui monti dei Sette Comuni in ricognizione. Venne ad Asiago per Primohmo : « volse veder e considerar se per quelle vie si possa condur anelarle ed esercito per discender nc li piani de Visentina». In queste esplorazioni del Bassancse e del Feltrino gli era guida Leonardo Trissino ; « per tre giorni cerche diti passi » da Lamon verso Primiero etc e corse rischio di esser preso dagli Strati ori. I suoi fanti «bellissima zente » lo seguivano con le grappellc sotto ai piedi (’). Due moriremo di freddo. Di poi, risalendo l’Adige, andò nella Pusteria, invase il Cadore cd egli stesso, il 24 febbraio, sparò le bombarde contro Botestagno « lui m edema li treva le bombarde». Gli invasori, vinti nel combattimento del 2 marzo, ripassarono il confine. Era in uso che l’artiglieria conquistata in guerra diventasse preda del

(1) G. de Leva, op. ctt., vói. 1, pag. 261. (2) die Eìnheit dc-s Geschiitz-Calibcrs zucrst cingefìihrt hat. Mit demseblen Inedite, mit dem cr der letzte Ritter gennant wird. kann er aneli dcr erstc Kanonier heissen». I). ScHorttiEßß, op. cit.. pag. 23. (3) Il 27 gennaio 1508 il Sanu ì’O scrive che sono giunti a Egna c a Trento 600 grappellì « che è ferri da metter sotto ai jjiè ai fanti c. passar monti ». In seguito narrando le cose accadute ne] febbraio il Diarista nomina altre tre volte questi arnesi dando loro i nomi di grafielì, gr afide, grafite. Erano ramponi da ghiaccio da non confondersi con gli ski. N'cl linguaggio rustico del Veneto \ ive ancora la parola grafia a significare l’erpice, e nel Vademecum dello S Malore, pubblicato recentemente a Milano, la voce grappette è usata a dinotate i denti di ferro onde si armano le scarpe per camminar sul ghiaccio. Anche i guidatori delle zattere sulla Brenta si affiliano questi arnesi intorno ai piedi nella stagione invernale.